30 agosto 2009

post atomic peace



La poesia che muore in una scuola abbandonata ai nostri capricci. Morire di rabbia a 20 anni. Desiderio di essere soli, avere tempo e spazio per pensare. Vagare realtà diverse dalla propria. Prendersi licenze poetiche. Avere ancora tempo per ridere. Ansia da prestazione. Costruirsi rapporti umani passeggeri. Sognare l'Islanda seppure in crisi. Acqua vulcanica carezza i miei piedi, fuoco cammina con me.
Avere il coraggio di farlo.
Trovare il tempo di scrivere nonostante tutto. Nonostante tutti. Percepire il vuoto attorno, immobilizzato dalla paura. Traumi che ci fanno crescere troppo in fretta. Il dolore che illumina. I like the peace in the backseat. Ascoltare musica triste per essere in sintonia con se stessi. There Are two colors in my head. Il rosso e il blu. Paranoie sorpassate. Ricercare di nuovo il disordine per sentirsi più impuri. Essere originali. Una conversazione normale in un ambiente surreale ti fa sentire banale. Adolescenziale bisogno di diversità, conformità alternativa. Sete di conoscenza. Stream of counsciousness. Joyce. Sentirsi parte del tutto osservando un orologio che segna le 00.00 in una landa polacca abbandonata da una civiltà post moderna. Nonostante tutto credere che qualcosa esista, oltre a noi. Oltre a te, oltre a lui. Aprire gli occhi all'esterno. Non fermarsi ai primi giudizi. Ricorstruire la vita sulla cenere di un futuro in fumo. Non c'e più il futuro di una volta. Per fortuna. Rose nascenti in una terra ricoperta da muschi e licheni dove angeli efebi cantano in hopelandic il coraggio di sognare un sole nato da occidente che inaugura una nuova lucente era dopo la crisi, dopo l'odio, l'intolleranza e la sofferenza. Poetiche follie.